lunedì 19 maggio 2008

Bidelli - Merende - Ricreazioni - Altre varie

Bidelli
*** Pane e salam, pane e salame a fette gridava l'Elsa vendendo panini.
*** Il rubizzo e tracagnotto Pastacaldi a caccia de’ gliscarpioni che infestavano la bacheca.
Assistenti
*** Lo scuro e tabaccoso Bottari misteriosamente rintanato nel suo laboratorio di fisica, costretto da Giovannino a condividerne recalcitrante la sacralità con noi vandali casinisti.
*** La drammatica rottura della bacchetta di vetro marca Leybold calibro 20, densità 5.5, costosissimo quanto introvabile feticcio della fisica pre-Galileiana, spezzata in tre pezzi dopo lungo strofinamento manuale e caduta di mano provocata dal conseguente orgasmo. (La memoria dell’identità dell'autore è andata ohimè perduta. Si faccia avanti e ci rimborsi con gli interessi la spesa da tutti allora sostenuta per ricomprare l’ erotico oggetto)
*** Ricordo vagamente un’aula oscuratissima, ottima per tirarsi, nel buio, di tutto, nella quale misteriose palle di ferro ionizzate producevano scintille e altri fenomeni, e una sorta di oscilloscopio a manovella il cui scopo era quello di creare su di un primitivo schermo una sensuale sinusoide.!
Cibarie
*** Stefano grande prenotatore di panini....... Rosette piuttosto stoppone, con fettine risicate di prosciutto o salame
*** Ricordo un grandissimo scazzo fra Maurizio e Gigi?? per un panino scambiato o qualcosa del genere, con rissa furibonda.
*** Il famoso "pizzicagnolo" Torrini in via Cino. Forse la bottega più sudicia del mondo, ma anche la pizza più intensamente saporita che ricordi di aver mangiato in vita mia.
*** Il baracchino in piazza Garibaldi, dove ogni giorno, verso le 13,20 noi del quartiere di Porta Carratica (Stefano, Ciccio, Maurice, Dom, Giovanni) si mangiava un ghiacciolo al cocomero (lire 30) come ambito antipasto-aperitivo al pranzo che stava freddando a casa.
Varie
*** Le partite a Baseball-Cricket con pallina da tennis e senza mazze sul grande marciapiede deserto davanti alle Mantellate, alle 13,30 dopo il ghiacciolo.
*** I puzzoni. Erano una mia invenzione, mai purtroppo brevettata. Quante centinaia ne avrò accesi in classe e in ogni dove?
Si facevano con i cerini (ma esistono ancora? Mi ricordo le scatoline con il sigillo del monopolio che si doveva tagliare con l'unghia ed il cassettino che usciva tirando la linguetta tonda, illustrate con le foto delle città d'Italia). Con le unghie si srotolava il gambo del cerino fino ad ottenere una piccola striscia di carta cerata che si ribaltava sulla capocchia chiudendola ermeticamente. Poi si sfregava delicatamente fin quando la capocchia si accendeva e bruciando in assenza di ossigeno all'interno della carta cerata, sviluppava un intensissimo puzzo di zolfo che andava a permeare l'ambiente, disturbando e allarmando i professori e gli ignari astanti

*** Miniciccioli e Fischioni. I miniciccioli, piccolissimi pedardini intrecciati in gruppi di venti che accesi e tirati fra i piedi o sotto i banchi, producevano un'allegra mitragliata fra fumo puzzo e scintille, erano assai in voga e io curavo di non rimanerne mai sprovvisto.
I Fischioni: bastoncini grossi come una sigaretta, una volta accesi partivano come razzi percorrendo fino a cento metri e producendo fumo ed un intensissimo fischio. Ci si divertiva a lanciarli di nascosto da dietro la tribuna nel Campo scuola, indirizzati a parabola in modo che arrivassero nelle vicinanze del prof. Orano, che si incazzava notevolmente.
Una volta, da perfetto incosciente qual'ero, ne accesi uno dentro lo spogliatoio gremito. Il fischione impazzito fece circa trenta volte il giro del locale, senza ammazzare nessuno per puro miracolo, e andò finalmente a impigliarsi nel cappotto di Maurice appeso all'attaccapanni. La conseguente bruciacchiatura del tessuto provocò una lunga diatriba che si prolungò per l'intero trimestre fra alterne vicende.

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